«Alla vigilia dei 150 anni dell’Unità, il racconto storico e la visione dell’Italia che ebbero Cavour, Vittorio Emanuele II e Garibaldi. Cavour, nato suddito di Napoleone per tutta la vita parlò e scrisse in francese meglio che in italiano. Carlo Alberto lo considerava “un carbonaro impertinente”. Sosteneva che l’Italia nata dal Risorgimento doveva incarnare i grandi principi della Rivoluzione francese e che gli operai dovevano essere pagati meglio “per prevenire il socialismo”. Primo ministro per nove anni, terrorizzò i possidenti aumentando le imposte e investì per modernizzare il paese: durante il suo governo triplicò il PIL, creò dal nulla strade, ferrovie, canali e banche. Preparò l’unica delle Guerre d’Indipendenza che l’Italia sia riuscita a vincere.»
Dal Festival della Mente 2010 di Sarzana, il prof. Barbero racconta Camillo Benso, Conte di Cavour, per il ciclo “Pensare l’Italia”
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